Jung e l’alchimia

Introduzione all’alchimia junghiana

Diego Pignatelli Spinazzola

ISBN: 978-88-98874-24-8

Pagine: 308

16.90

Mysterium coniunctionis, l’opera finale di C. G. Jung è un trattato da cui l’autore estrapola l’originale latinismo junghiano. È dal materiale delle Opere di Jung e la glossa analitica adiacente che Jung e l’achimia intende gettare un ampio sguardo allo spessore teoretico e sinottico delle idee dello psicologo svizzero. Di questo processo di rivisitazione del corredo tecnicistico del fondatore della psicologia analitica,in ultima analisi, ci si occuperà in questa stante sede nel tentativo mitopoietico di riproporre un’alchimia fedele ai vari approcci ermeneutici alà Jung. Quale opus alchymicum che nella stessa complessità tematica e semantica dei soggetti intrapresi dallo psicoanalista zurighese e quivi accuratamente estesi per una rielaborazione sinottica dei vari Psicologia e alchimia (1944), Aion (1951), Mysterium coniunctionis (1955/56), Studi sull’alchimia (1929/1957), La psicologia della traslazione (1946), offre anche numerosi analogismi e ibridi innovativi affini all’elaborazione teorica del padre della psicologia analitica. Un’interpretazione quindi volontariamente ermetica ma tesa ad aprire una nuova chiave ermeneutica di lettura nel pensiero di C. G. Jung. Jung e l’alchimia si presenterebbe così al lettore come allo psicoterapeuta, all’analista, un’insolita miniera potenzialmente ed insospettatamente da considerarsi come ulteriore terreno di sperimentazione per una prassi empirica e analitica di rivisitazione dei grandi temi che occuparono Jung nella sua classica produzione sinottica e dei capolavori in letteratura.

L’autore implementa traiettorie esoteriche all’interno della tradizione junghiana, amplificando così attraverso le misteriosofie alchemiche quel procedimento che a mò di pietra eraclea (Herakleion lithon) cristallizza o materializza di per se l’opera filosofica, l’opus alchemico. E così come il mare nostrum, questo “mare pescoso” della speculazione classica riverbera in sè l’esperienza arcana del magnete psichico, della croce, o dell’amo atti a corrispondere alla quaternità e coagularla nella scissione del binarius e della Trinità. Ed è come veder sorgere in ultimo il grande Leviathan dall’ardore filosofico ,dai flutti e dalla messe di simboli pescati e ripescati nella rete semantica di oscuri significati, mero bacillo mercuriale di quell’analogia Christi che Jung dissertò figurativamente dall’anima mercurii classica e dal pensiero gnostico-filosofico-ermetico.

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